giovedì 6 dicembre 2012

Speciale Superquark

Rullano i tamburi e suonano le trombe. Si avvicina il momento della verità. Ed è Marta a ricordarcelo con una delle sue domande a bruciapelo. Papi, mi vorrete bene anche quando arriverà la mia sorellina (come notate, non riesce ancora a chiamarla per nome)? Non avendo capacità di sintesi (sarebbe bastato un semplice si) e avendo, al contrario, il difetto di dare risposte più complicate della domanda, ho provato a spiegarle quello che è, per me, il mistero dell'amore. Sai Marta, l'amore non è divisibile ma si può solo moltiplicare. Quanto più vogliamo bene a te tanto più vorremo bene ad Agnese e quanto più forte ameremo la tua sorellina ancor di più tu sarai al centro del nostro amore. Fulminato dallo sguardo allibito di M., seduta accanto a me, mi sono io stesso, immediatamente, chiesto che cavolo mai avessi voluto dire (non si dice cavolo, mi avrebbe ripreso Marta se avesse letto nei miei pensieri). Ormai la frittata era fatta. Mi ero spinto troppo oltre il limite del comprensibile (una spiegazione degna della peggiore brutta copia di Piero Angela nella famosa trasmissione "superquark") per non essere ricambiato con la più totale indifferenza da parte di mia figlia che riprende a giocare con le sue bambole. Giustamente ignorato, resto in silenzio, a fingere di non essermela presa. Dopo qualche minuto, Marta si avvicina e mi dice: Papi, ti voglio bene. È a mamma? chiedo io. Di più papi, di più! Tra poche ore, i "treindolceattesa" saranno "inquattro" e non mi resta che riflettere sulle lezioni apprese da Marta in questi nove mesi per provare ad essere pronto per nuove storie. Continua...

mercoledì 28 novembre 2012

Rewind

Come se fosse stato necessario prendere fiato, fare una pausa per ripensare a quanto successo, riavvolgere il nastro e tornare al giorno in cui l’”angioletto” ha esaudito l’inconsapevole preghiera di Marta, ho affidato le emozioni e gli avvenimenti di questi ultimi giorni alla futura memoria, senza provare a catturarli fissandoli in un racconto, seppur breve, di questo diario tenuto da quanto abbiamo appreso della lieta novella.
Ieri sera, ho accompagnato Marta a letto. Mentre le rimboccavo le coperte e prima di darle un bacio di saluto (alla fine della favola, ha imparato ad addormentarsi da sola), le ho confidato le mie ansie.
Sai, Marta, ancora pochi giorni è la tua sorellina sarà con noi tre.
Potrai finalmente vederla dal vivo e non più dalla foto sfuocata che abbiamo fatto mentre era ancora nella pancia della mamma.
Potrai finalmente chiamarla con il nome che, dopo una lunga odissea, abbiamo deciso di darle, Agnese.
Potrai aiutarci a farla crescere, essendoti allenata in questi anni giocando con le bambole.
Senza più temere di essere messa da parte, potrai farle i dispetti e litigare con lei come spesso ti è capitato di fare nei tuoi peggiori incubi.
Ascolterete, insieme, le storie che vi racconterà il papà e, quando avrai imparato, qualcuna gliela leggerai tu.
Con lei, d’estate, passeggerai nelle giornate di sole e, al mare, le insegnerai a nuotare e a far volare gli aquiloni.
Mamma (con il suo pancione) e papà, ancora più di corsa di quanto non lo siano stati in questi ultimi anni, ti promettono che sarai sempre al centro del loro amore.
Ma anche tu, se vorrai andare a vivere da sola, mi sa che non potrai senza fare i conti con la nuova arrivata e dovrai riprendere i tuoi “giochi sospesi” per condividerli con Agnese.
Insomma sarà una vita da supereroi e per affrontare i prossimi mesi, probabilmente, sarà necessario chiedere aiuto ad uno psicologo.
Ci siamo. Scaldiamo i motori!
Ora si è fatto tardi, papà va via. Buona notte, Marta!
Se il “passato è una terra straniera”, il futuro cosa sarà?

lunedì 19 novembre 2012

L'odissea del nome

Dove eravamo rimasti? Ah si, ricordo. Ancora in estate, abbiamo provato con il totonome tra amici e parenti, con il risultato di complicare ancora di più la scelta a causa del moltiplicarsi di suggerimenti e proposte. In realtà, M. ed io avevamo, in cuor nostro, scelto già da tempo il nome della sorellina ma avevamo deciso di fare in modo che passasse come candidatura spontanea di Marta.
Le abbiamo provate tutte. Abbiamo inutilmente passato in rassegna la biblioteca comunale per ragazzi allo scopo di scovare quei racconti che avessero come protagonista una bimba con il nome auspicato. Abbiamo interrogato Marta sui nomi di tutte le sue amichette, delle sorelle delle sue amichette e delle amichette delle sue amichette nella vana speranza che qualcuna potesse avere il nome prescelto e condizionare la scelta di Marta. Abbiamo chiesto ai nostri amici di farsi complici di questo tentativo di circonvenzione di minore, suggerendo elenchi di nomi artatamente costruiti in modo da far preferire, senza ombra di dubbio, quello da noi desiderato. Quando abbiamo capito che tutto sarebbe stato inutile e che quel nome non sarebbe stato designato in totale autonomia, abbiamo forzato la mano e lo abbiamo sottoposto al gradimento della primogenita.
Come da copione, la prima reazione è stata di totale rifiuto. Quello che per noi sarebbe stato il "nome per eccellenza", per nostra figlia non era nemmeno da prendere in considerazione per la sua sorellina. Scontro totale. Ci siamo affidati alle presunte buone relazioni delle nostre ambasciate in terra nemica: i nonni. Ma si sa che, nell'imminenza di una dichiarazione di guerra, i diplomatici si muovono ambiguamente con manovre di posizionamento a seconda della possibilità di vittoria delle forze in campo. Mai fidarsi!. Esito: rifiuto di ogni compromesso e richiesta di autodeterminazione.
Fino a qualche settimana fa, è sembrata una missione impossibile e tante sono state le sconfitte. Ad ogni nuovo tentativo, Marta ha risposto con un fitto fuoco di sbarramento e ha respinto eroicamente gli assalti.
Ad un certo punto, l'epica classica ci è venuta in aiuto e Omero con la sua Odissea ci ha suggerito l'idea di un "Cavallo di Troia". Sai Marta che per accogliere la tua sorellina dobbiamo sistemare la tua stanzetta. Dovrai essere tu ad ospitarla e ad occuparti di lei? Ci puoi aiutare a trovare un posto per le sue cose?
Credo che, in quel momento, capendo che avrebbe continuato a svolgere il ruolo da attrice protagonista, abbia deposto le armi e che, accogliendo il nome da noi proposto, abbia finalmente deciso di accettare l'idea del nuovo arrivo. Sappiamo che si tratta di un armistizio temporaneo e che gli equilibri geo-politici sono sempre molto delicati ma ci godiamo il tempo di pace, in attesa della prossima battaglia.
Ah si dimenticavo, volete sapere il nome? Non vi resta che aspettare le ultime righe dell'ultimo capitolo di piripicchioepiripacchio.

sabato 10 novembre 2012

Vita da pancione

Al telefono, a giornata conclusa, M. parla con la mamma e racconta la sua “vita da pancione”. <<Come al solito, passo da una notte insonne alla successiva, alternando disturbi da reflusso esofageo a disturbi da attaccamento morboso della primogenita. Oggi, lasciare Marta a scuola è stato possibile solo dopo averle dato risposte convincenti in relazione alla sua rivendicazione di pari opportunità rispetto al tempo trascorso da me con la sorella a causa delle oggettive condizioni legate alla gravidanza. Ho, poi, trascorso un'interessante mattinata in ambulatorio per i controlli e le analisi di routine, avendo così occasione di approfondire le problematiche e le criticità della sanità italiana. Nel pomeriggio, per consentirmi di andare in "libera uscita" a far la spesa, A. ha accompagnato Marta in palestra dove ha ritrovato gli amichetti di scuola con cui, seppur in un contesto diverso, ha proseguito l’animato confronto che contraddistingue le loro giornate in aula. Durante la cena abbiamo affrontato con Marta la questione della povertà e della fame che affligge numerose popolazioni del mondo. In serata, un veloce sguardo alla tv per passare in rassegna notizie e avvenimenti recenti che riguardano i protagonisti dell’attualità (Peppa Pig, il trenino Thomas, il pompiere Sem, Bob aggiustatutto ed altri) ha preceduto una rilassante e prolungata lettura, in attesa che Marta si addormentasse>>. Si sa M. è solita usare eufemismi. Pur consapevole di non poter essere interprete fedele del pensiero di una mamma alle ultime settimane di gravidanza, provo a tradurre. <<Non dormo e passo le notti insonne. Al mattino, nonostante la stanchezza e i dolori, devo trascinare Marta a scuola da sola perché mio marito, con la scusa del lavoro, si fa vedere qualche ora solo nel pomeriggio. Se potessi, la sera, la manderei a letto a furia di sculaccioni per tutti i capricci che fa a cominciare dal cibo per, poi, proseguire con la storia dei cartoni animati. Al massimo mi posso permettere una boccata d’aria per andare a fare la spesa>>. Se dovessi restituire la "sintesi perfetta" del pensiero di M., direi: <<Che palle, mamma!>>. Fino a quel momento in silenzio, la persona dall’altra parte del telefono, coglie al volo la situazione e, con ineccepibile capacità consolatoria, sprona M. nel tenere duro e guardare al futuro con serenità e ottimismo. <<Figlia mia, il meglio deve ancora venire…>>. Ma non è che il neo rieletto presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, conosce la nonna?

martedì 6 novembre 2012

Si scaldano i motori!

Ci siamo. Il tempo dell'attesa sta per terminare. Restano ancora poche settimane e accadrà. Come ad ogni nuova partenza, quando la nave sta per salpare e l'aereo sta per decollare, si riscaldano i motori e l'equipaggio è chiamato a svolgere i servizi d'imbarco.
M. e Marta hanno fatto un giro in centro per acquistare l'occorrente da mettere in "valigia": le tutine per i primi giorni di "viaggio", il necessario per la permanenza della mamma in "cabina", varie ed eventuali. Per l'occasione, è stato preso un peluche che dovrà servire a Marta per sentirsi meno sola nelle notti di mare cattivo o di forti perturbazioni, in attesa che la sua compagna di viaggio la raggiunga in camera per dormire insieme.
Le nonne, in forte stato di eccitazione, competono nella fornitura di tutto quello che, a loro dire, manca a casa dei treindolceattesa (compreso cibi e vivande). Ciò che non è possibile spedire in voluminosi e pesantissimi pacchi (che puntualmente a causa del mancato recapito A. dovrà andare a recuperare negli uffici postali cittadini) è stato fatto caricare nel bagagliaio delle auto già in pole position sulla linea di partenza ed in attesa che si accenda la luce verde.
Anche i nonni, a ruota delle prime e rassegnati a lasciare per qualche giorno la propria casa e le inseparabili abitudini quotidiane, non riescono a nascondere l'emozione per quanto sta per accadere.
A., oltre che a scrivere i post del suo blog, è impegnato a smistare le telefonate dei parenti, gli zii tra i primi, che, approfittando dell'evento, si accodano al "viaggio" e stanno organizzando le proprie vacanze di Natale.
Non resta che attendere l'arrivo dell'ultimo passeggero in lista per dargli il benvenuto. A proposito, come si chiamerà? Questa è un'altra storia, una misteriosa indagine fitta di intrighi che stiamo seguendo su piripicchioepiripacchio.

sabato 3 novembre 2012

Buonanotte, Marta


Decise di toccare con un dito la luna. 
Attese che la notte iniziasse il suo turno di veglia. 
Nel silenzio, con il battito del suo cuore, bussò alla porta del cielo. 
A chi glielo avesse chiesto non avrebbe saputo spiegare come fu 
che, d'incanto, si ritrovò a dondolare su un'altalena
appesa alle stelle. 
Senza che nessuno la spingesse, salì il più in alto possibile 
e allungò il braccio...
Fu sorpresa dal canto di una dolce ninna nanna. 
Chiuse lentamente gli occhi. 
Strinse forte la mano della mamma. 
E cominciò a sognare.

martedì 30 ottobre 2012

Aiuto, lo psicologo!

Tesoro ho bisogno di parlare con uno psicologo! L'affermazione non mi ha colto di sorpresa. Da giorni vedo circolare per casa riviste e libri dai titoli inquietanti, del tipo: "quando arriva un fratellino, cosa fare?", "sono nata figlia unica", "se scoppia la gelosia" ed altri che vi risparmio per evitarvi attacchi d'ansia.
Tutto ciò che M. avrà potuto leggere le avrà sicuramente prefigurato uno scenario da guerra fredda e suggerito di cominciare ad attrezzarsi in modo adeguato per il campo di battaglia prossimo venturo.
Ad onor del vero, come ho spesso ricordato, i segnali di allarme ci sono tutti. Non si può certo dire che Marta sia particolarmente ansiosa di accogliere la sorellina (papi ma non possiamo dirle di aspettare ancora un po' prima di uscire dalla pancia?) o che dimostri calore ed entusiasmo quando, ad esempio, si prospettano cambiamenti nella sua cameretta per adeguarla al nuovo ospite (papi ma non possiamo farla andare a stare a casa della vicina?).
Ma è il caso di allarmarsi così tanto da ricorrere ad uno "strizzacervelli"?
Per evitare di essere liquidato con la solita frase sulla scarsa sensibilità e propensione ad una genitorialità attenta e responsabile (si sa, tu sei un padre e non puoi capire...), però, ho subito cercato un atteggiamento consono alla gravità del momento. Ho pensato alla migliore risposta possibile che un marito possa dare alla propria moglie/mamma, al cospetto di un grido di allarme così drammatico. Come si conviene ad un papà saggio e rassicurante, mi sono atteggiato ad esperto di "sintomatologia delle complicanze da parentela indesiderata" e, arrampicandomi sugli specchi, ho improvvisato una "lectio magistralis" sulla prevedibilità di certi comportamenti e sulle più consolidate teorie circa l'approccio al tema da parte di genitori sereni ed equilibrati. Sentivo già l'applauso della comunità scientifica e l'apprezzamento di tutte le donne che cercano nel marito un sicuro e saldo punto di riferimento nell'accudimento anche psicologico dei figli, quando M. si avvicina con sguardo insofferente. Tesoro, ti stavo solamente chiedendo in prestito il telefono. Il mio e' scarico!

sabato 27 ottobre 2012

Vita da supereroe!

Solite moine al mattino e solito "burlesque" per farla svegliare e provare ad arrivare in tempo a scuola. Marta, adesso, arriva il tuo superpapà e voliamo insieme fino al bagno. Papi, ma tu non hai i guanti, il mantello e non sai nemmeno volare. Non sei un supereroe!
Sfido qualunque altro padre ad accusare con classe un colpo del genere, senza recriminare.
Prima ho provato a convincerla da solo dei miei super poteri. Poi, visto la poca credibilità che mi era stata concessa, ho provato a far testimoniare M. in mio favore. Dille di quando, come avrebbe fatto solo "Cosa" dei Fantastici Quattro, portavo in braccio su per le quattro rampe di scale lei, il passeggino e la spesa appena fatta al supermercato o di quando cambiavo i pannolini alla velocità della luce per contenere pipi e cacche, letali come lo è la kryptonite per Superman, o ancora di quando, stanco morto, mi aggrappavo, con la stessa presa di  Spiderman, alla culla per non cadere, mentre vegliavo di notte sul suo sonno.
Resomi conto che neanche l'intervento di M. aveva ottenuto risultati apprezzabili, forse anche per la scarsa convinzione del teste, decisi di mettere per un po' il muso e di sbollire da solo la rabbia e la frustrazione.
Da allora nessuno è mai più tornato sulla questione. Come si sa, la vita del supereroe è dura. Spesso capita di non essere capito e apprezzato da chi ti sta più vicino e agli altri non puoi mai rivelare la tua vera identità.

lunedì 22 ottobre 2012

La scatola dei giochi sospesi

Passano i mesi e Marta, sempre più spesso, ritorna indietro nel suo breve passato per verificare se le è ancora garantito quello spazio e quel tempo che presto le sarà insediato dalla sorellina. Nell'armadio, sul ripiano più alto, c’e una grossa scatola di plastica rigida dove M., per tenere in ordine la cameretta, ripone parte dei giocattoli. La regola è che si devono metter via quei giochi che non vengono usati da un po'. E' facile immaginarla, sola nella sua stanzetta, salire sul letto, tirare fuori la scatola dei "giochi sospesi" e frugare tra bambolotti, peluche, stoviglie, colori e puzzle. Tirar fuori quei suoi amici non ancora dimenticati l'aiuta ad esorcizzare la paura di essere lei stessa messa da parte, in fondo al cuore dei suoi genitori. E' in questi momenti che avverti la responsabilità di doverla rassicurare, farle comprendere che qualunque cosa accada o chiunque possa arrivare, lei non dovrà mai temere di essere amata di meno. Potrà succedere che le si potrà chiedere di rimanere "in sospeso" per potersi occupare della sorellina più piccola ma non sarà mai dimenticata come per lei non lo sarà mai la sua prima bambola, quella a cui ha affidato le sue paure quando cominciò a dormire da sola.

martedì 16 ottobre 2012

Vado a vivere da sola!


Ve lo giuro, è successo davvero! Lunga domenica di maltempo mal sopportato stando in casa. Dal risveglio al tramonto, Marta si è esercitata nelle più disparate varianti del capriccio. "Papi mi fai piangere perchè non mi fai vedere i cartoni animati" anche se avevamo già visto tutto il dvd di "Peppa Pig" in inglese e 3 cortometraggi della "Stella di Laura" su You Tube per un totale di 2 ore e 30 minuti di visione ininterrotta. "Allora dimmelo che non posso fare niente!" quando ho provato ad evitare che prendesse il mio nuovo iPhone e cominciasse a sabotarlo, avviando e riavviando tutte le app oppure procedendo con la cancellazione istantanea dei messaggi di posta elettronica e dei contatti della rubrica telefonica. "Sono molto arrabiata con te perchè non vuoi giocare con i bambolotti" dopo aver giocato per tutto il pomeriggio nell'ordine: a nascondino nel corridoio di casa, facendo finta di meravigliarmi ogni volta del suo nascondiglio anche se era sempre lo stesso; al gioco del memo, durante il quale cambiava continuamente le regole in corso per ottenere una vittoria schiacciante non importa se con una condotta di gara poco leale; a colorare il giornalino dell'"albero azzurro" senza poter scegliere autonomamente il colore da utilizzare. Insomma una giornata impegnativa dove a nulla sono valsi i tentativi di sottrasi al tormentone, facendo finta di dormire oppure ripiegando sulle mansioni casalinghe come stendere il bucato, passare l'aspirapolvere, fare il cambio di stagione nell'armadio. Per concludere, all'ora di cena, Marta inizia a lagnarsi del cibo e a non voler mangiare quanto era stato preparato, probabilmente perchè, consapevole della condizione di stress psicologico a cui aveva condotto i suoi genitori, temeva che le sarebbe stato somministrato qualche sonnifero o intruglio per accompagnarla repentinamente nelle braccia di Morfeo. Marta ora basta fare capricci! - sbotta M. - è tutto il giorno che ti lamenti e piangi. Ma come dobbiamo fare con te? Noooooo mamma, ti prego, non gridare, risponde piangendo. Io non ci riesco. L'unico modo per non fare i capricci e che DEVO VIVERE DA SOLA! Lascio a voi immaginare il prosieguo della discussione e della serata...

lunedì 8 ottobre 2012

La febbre del sabato sera

L'ingresso in società di Marta ci ha introdotti in un giro di eventi mondani sempre più vorticoso. L'agenda familiare è, oramai, scandita da appuntamenti pomeridiani al parco, scampagnate in collina "se il tempo è buono", altrimenti "pizzate" o riunioni a casa di qualche inconsapevole genitore per "far giocare insieme i bambini". Non c'è nulla, però, che sia lontanamente paragonabile alle feste di compleanno del sabato sera. Varia umanità: mamma della festeggiata con l'ansia da prestazione per la buona riuscita dell'evento, mamme desiderose di dimostrarsi collaborative (non si sa mai che quando tocchi a loro vengano lasciate sole) e mamme che fingono di parlare al telefono per allontanarsi e lasciare i loro adorati pargoli in custodia alle seconde, nel frattempo, improvvisatesi animatrici. E poi i papà che, a differenza delle mamme, possono essere classificati in una sola categoria: papà annoiati. L'unica loro occupazione (non si sa quanto spontanea) è immortalare i momenti topici della partecipazione dei propri figli alla festa: la foto esclusiva con la festeggiata, i primi piani ravvicinati mentre ingurgitano contemporaneamente patatine e dolciumi, lo sgomitarsi al tavolo della torta come calciatori nell'area di rigore durante l'esecuzione di un calcio d'angolo.
Tutti, mamme e papà, però, sono accomunati da un unico inevitabile destino: assistere attoniti e impotenti alla "febbre del sabato sera" che si impadronisce di bimbi e bimbe schiamazzanti e desiderosi di infrangere tutte le regole del vivere civile che (inutilmente) gli vengono impartite nel corso dei loro primi anni di vita.
E' in questi momenti che l'arrivo della seconda figlia e il suo accudimento nei primi mesi si configura come un'opportunità irripetibile per declinare ogni invito e ritornare, finalmente, al tanto bistrattato stile di vita tutto pannolini, cacche e pappe.

martedì 2 ottobre 2012

Amore di papà!

Da prima che nascesse avevamo deciso che Marta dovesse sentirsi confermare costantemente l'amore dei suoi genitori. Forse ho esagerato e il risultato e' che ogni volta ottengo una reazione sempre meno calda ed emozionata. Pazienza, sono un tipo ostinato, io! Anche quel giorno andò così e stavamo (stancamente) ripetendo il "mantra". Marta, sai che Papa ti vuole bene. (Uffa...non lo disse ma lo pensò) Papi, quanto? Tanto. Ti voglio bene tanto quanto è grande il mare. Fu a quel punto che intervenne una domanda che stravolse il copione. Papi, ma quanto il mare o quanto l'oceano? Maledizione! Ma siamo sicuri che sia proprio un bene stimolare la curiosità dei bambini ed educarli alla lettura? Da quanto, in biblioteca, avevamo letto l'atlante dei mari (edizione per i bimbi sotto i cinque anni) rispolverando insieme la classificazione delle acque in mari ed oceani, non ero più sicuro che l'uso dell'astrazione "mare" fosse il modo più corretto per esprimere la profondità del sentimento. A chi rivolgersi? Allo zio professore? O alla nonna che aveva fatto la maestra? È come fare a chiederlo all'uno senza offendere l'altro? Papi ma cosa dice internet? Fui di nuovo spiazzato dalla domanda e, questa volta, superato in modernità! Beh, si...dunque...ormai in preda ad un attacco di panico come un liceale chiamato alla cattedra per l'interrogazione, digitai in Google: "acque superficiali". Mi comparve l'elenco dei risultati ma, ormai, con lo sguardo assente e mortificato nel mio slancio d'affetto, non sarei stato in grado di recuperare e restituire l'informazione. Avrei rischiato un ulteriore umiliazione. Sembrava che non ci fosse via d'uscita, che Marta avesse vinto la sua battaglia contro la mia retorica paterna, quando, ebbi una idea, un vero colpo di teatro. Mi avvicinai a Marta e l'abbracciai. Pensai, così, di essermi meritato tutta la scena e l'applauso finale. Uffa (questa volta lo disse) papi, non mi stringere!

mercoledì 26 settembre 2012

Giornate olimpiche

Ultimi mesi di attesa e, con l'autunno e l'apertura delle scuole, riprendono le giornate scadenzate da una fitta agenda, quasi olimpica. Al mattino, il via con la "maratona" (ad ostacoli: colazione, toilette e scelta dell'abbigliamento) per arrivare in tempo a scuola. Poi, come nel pentathlon moderno, "immersione" in ufficio e, nel pomeriggio, "staffetta" con M. (più pancia) per riuscire contemporaneamente a fare la spesa ("galoppando" con il carrello tra uno scaffale e l'altro) e a riprendere Marta. Il rischio è di trovarla, unica rimasta in aula, ad aspettarti con la dada che avrebbe tanto voglia di "sfidarti a duello" (spada, fioretto o sciabola) per averla costretta a ritardare la sua tabella di marcia. In serata, non desidereresti altro che concludere con una gara di "tiro al bersaglio" per avere la possibilità di  restare quanto più immobile possibile. Marta, quasi come se fosse uno di quegli atleti cinesi o dell'est europa con (sospette) prestazioni fuori dalla norma, mi si avvicina e mi fa: Papi, vuoi giocare con me? Solo ora, capisco perché nell'antica Grecia i vincitori olimpici diventavano oggetto di ammirazione, immortalati in poemi e statue e fregiati di una corona di ulivo.



giovedì 20 settembre 2012

Ultimi giorni d'estate

Ultimi giorni d'estate e pallidi raggi di sole. Papi, cosa si può fare sulla spiaggia senza fare il bagno o senza fare i castelli di sabbia? Tante cose, Marta ma c'è una cosa che a me piace molto: far volare l'aquilone. Che cosa significa aquilone, papi? Mah, forse "aquila grande"...Prima di avventurarmi in una discussione sulla semantica con il rischio di fare l'ennesima brutta figura, mi viene l'idea di raccontarle una storia. Quando i bimbi decidono di parlare con il cielo, non riuscendo a gridare così tanto forte da farsi sentire, possono usare l'aquilone come messaggero. I tanti colori con cui è dipinto sono le parole del loro messaggio. Con il giallo, ringraziamo il sole per il suo calore. Facciamo volare il blu per salutare le stelle che, di giorno, sembrano non esserci ma che, invece, vigilano attente su di noi. Usiamo il bianco per far specchiare le nuvole e il nero per ricordare alla notte che l'aspettiamo per andare a dormire. Tanto più in alto volerà il nostro aquilone, tanto più riusciremo a farci ascoltare. Tiro fuori l'aquilone dall'astuccio, monto il telaio infilando accuratamente nella vela la spina e la traversa, aggiungo il naso e la coda ed, infine, fisso il cavo alla briglia. E' arrivato il momento di fargli prendere il volo, cercando di controllare il vento che lo fa ondeggiare. Mi raccomando Marta, tienilo ben stretto e comincia a srotolare il filo lentamente in modo che possa alzarsi sempre di più. Con lo sguardo rivolto in alto, Marta accompagna, in silenzio, il volo dell'aquilone. Sempre più in alto, sempre di più, fino a quando, improvvisamente, lascia andare anche il rocchetto. Conoscendo Marta non mi sono stupito. Probabilmente lo ha fatto per essere sicura che il messaggio arrivi a destinazione o forse perché ha deciso che deve restare un segreto tra lei e il cielo.

lunedì 17 settembre 2012

Tra incubo e realtà


No, no, noooooo. Papi, papi, sveglia. Hai fatto un sogno brutto? Sudato, mi sono svegliato di soprassalto e, come prima cosa, ho visto lo sguardo spaventato di Marta. Avevo sognato mia figlia, dotata di ali come una fata, all'inseguimento di una bimba piccola. Sarà che mi sarò fatto suggestionare dalle sempre più esplicite manifestazioni di disagio di Marta rispetto al nuovo arrivo, ma quello che all'inizio sembrava fosse l'ingenuo gioco dell'"acchiapparello" si era trasformato in una caccia alla sorellina. La fata tramutatasi in un'orribile strega stava per compiere il più atroce dei delitti quando...M. ed io ci siamo resi conto che Marta, ancora una volta, si era intrufolata nel lettone. No, no, noooooo

venerdì 14 settembre 2012

Dì che ti piace!

Ancora alle prese con il nome. Sono contrapposte due fazioni: quella capeggiata (si fa per dire, essendo l'unico iscritto) da A. che si è interstardito nella ricerca di un nome dal "sapore antico", evocativo, non usuale ma soprattutto scelto da lui; quella di Marta (che può contare sulla simpatia e il sostegno di buona parte della famiglia per principio avversa ad A.) che - forse anche solo per dispetto - propone, nel migliore dei casi, i nomi dei personaggi delle sue favole preferite (tipo, "Alice nel paese delle meraviglie", tutto per esteso) o nomi che ricordano le protagoniste dei reality/talent show (ne cito alcuni sperando di non far torto a nessuna eventuale lettrice di questo post, Stella, Guendalina, Vanessa, ecc.).
Al centro, M. che svolge il ruolo di arbitro (ma sospetto con qualche parzialità) e che prova a "salvare capre e cavoli" con improponibili nomi composti che per decenza non sto quì a citare.
Ormai in preda a deliri notturni e ispirato da Facebook (una cosa è strettamente connessa all'altra), decido, quindi, di proporre un gioco: "Dì che ti piace".
Ad ogni componente della famiglia (nonni, zii, cugini di primo e secondo grado, nipoti dai dodici anni in su e affini) è stata presentata una lista ristretta di nomi ottenuta mediando le proposte di tutte e tre le parti in causa e sono state conteggiate le preferenze "I like" (tre per ogni votante). Considerando il fatto che ciascuno ha voluto aggiungere un nome all'elenco predefinito e che chiaramente si è riservato il diritto di votarlo, l'"operazione trasparenza" ha raggiunto un obiettivo inatteso e non preventivato: l'incertezza è aumentata e il clima di litigiosità si è diffuso tra tutti i parenti. C'è chi giura di aver visto i nonni fare scommesse clandestine e gli zii (entrambi testimoni di nozze) contendersi ferocemente il primato di fiduciario e consulente familiare.
Restando al tema ludico, come nel gioco dell'oca, siamo tornati alla casella di partenza, senza nemmeno la possibilità di incassare il premio.

martedì 11 settembre 2012

Sul piede di guerra

Prima di andare a letto. Marta, hai fatto le preghiere? Ah no, papi. Se prego ancora l'angioletto, mi sa che mette un altro bambino nella pancia della mamma. Era inevitabile. Prima o poi doveva accadere ma non ci aspettavamo che succedesse ancor prima della nascita. Man mano che aumenta la pancia di M., si stanno facendo sempre più concreti i peggiori incubi di Marta: presto qualcun altro la spodesterà dal trono di figlia unica e verrà a contenderle l'attenzione dei suoi genitori. La controffensiva è aumentata di intensità nel corso delle ultime settimane. Ormai sul piede di guerra, Marta respinge con un no secco tutte le proposte di nome da dare alla sorellina e si rifiuta di avanzare delle candidature unilaterali. Spera forse che non chiamandola non venga fuori?. Ha adottato la tattica dell'"urlo improvviso" per spaventare il nemico e costringerlo alla ritirata. La regressione allo stato di lattante è l'ultimo degli espedienti che ha deciso di usare per sottrarre al potenziale usurpatore il campo di battaglia. A nulla sono valsi gli interventi dei nonni e degli zii che, ambasciatori di pace, hanno cercato di convincerla che nessuno mai potrà destituirla dal ruolo di principessa ufficiale della famiglia (essendo stata fino ad oggi, l'unico nipote di sesso femminile).Lo scontro è a tutto campo e la situazione sembra disperata ma quando M. stringe a se Marta e, accarezzandole i capelli, le appoggia la testa sul pancione, improvvisamente, mi rendo conto che è solo l'inizio di un lungo viaggio che farà di un incontro (forse) casuale una relazione di complicità tra le due sorelle che le accompagnerà per tutta la loro vita. Non era in fondo quello che M. ed io avevamo voluto quando abbiamo pensato ad un secondo figlio?

lunedì 13 agosto 2012

Lezioni di nuoto

Al mare. Sempre più spesso, oltre che per le prime lezioni di nuoto, il "bagnetto insieme" diventa, per Marta, l'occasione per sottopormi al fuoco di fila delle sue tante domande. Papi, ma cosa fa la mia sorellina nella pancia della mamma? Visto il contesto in cui siamo e con uno slancio di fantasia rispondo: "Nuota". Ho pensato fosse sufficiente ad appagare la sua curiosità. Invece, subito dopo, ho dovuto fronteggiare un'altra emergenza: "Dai Papi, non scherzare. Nella pancia della mamma non c'è il mare!". "Hai ragione" - ho provato a replicare - "Non c'è il mare ma è come se ci fosse dell'acqua che serve a proteggere e a far star bene la tua sorellina". Poi, ho aggiunto: "Sai per lei, che è così piccola, la pancia della mamma è come se fosse un grande mare con tante cose misteriose da scoprire". Distratti dalle nostre chiacchiere, non ci accorgiamo di una piccola onda in arrivo e, improvvisamente, l'acqua sommerge Marta. Per sdrammatizzare, rido. Ma Marta gela il mio ingenuo tentativo di minimizzare l'accaduto: "Papi, non mi ha fatto proprio ridere. Se affogo dove non tocco, addio Marta!"

sabato 4 agosto 2012

Passeggiata al sole

Stremati per una lunga e assolata passeggiata in bici sul lungo mare (attività preferita da Marta al riposino pomeridiano), decido di cogliere al volo l'opportunità di fermarmi qualche istante, datami dalla presenza di un peschereccio ormeggiato alla banchina. "Sai Marta, questa è la nave dei pirati, quella di Capitano Uncino". Marta, per nulla convinta della cosa, squadra la barca e mi dice: "Papi, ma i pirati non fanno mai la pipì?"

lunedì 30 luglio 2012

In viaggio verso il mare

Problema: In un auto c'è una famiglia composta da mamma "con pancia", papà e Marta. La distanza tra il punto di partenza e l'arrivo è di 600 km.
Domanda: Quanto tempo è necessario per percorrere la distanza data.
Soluzione: La risposta dipende da numerose variabili.
Innanzitutto, è necessario tener conto dei mesi di gravidanza della mamma. Nel nostro caso, occorre precisare che si tratta proprio di quel periodo in cui le soste sono direttamente proporzionali al numero di volte in cui la partoriente ha necessità di soddisfare un primario bisogno. Mediamente le soste possono essere pari a 6, una ogni 100 km. Il tempo di sosta, compreso parcheggio, ingresso con torello e caffè al bar, può arrivare fino ai 15 minuti. Considerando, inoltre, l'effetto emulazione che tale comportamento induce su Marta, è possibile stimare un incremento anche di 5 minuti. Il tempo impiegato dal papà può non essere contemplato perché contestuale a quello delle donne di famiglia. Tempo totale soste per pipì è pari a 6X20=120 minuti (2 ore).
In secondo luogo, va calcolata l'incidenza sulla velocità media tenuta dal papà del "contesto ambientale" che si determina in auto nel corso del viaggio. Si tratta di considerare la richiesta continua di fermarsi alla prima piazzola utile per tirar fuori dalle valige, poste nel bagagliaio: ora il succo di frutta per la merenda di Marta; poi, il cambio per la bambina che si è macchiata con la suddetta bevanda; ancora, la tachipirina per la mamma che minaccia di mettersi al volante al posto del papà, pur di porre fine alla tortura a cui è sottoposta, viaggiando sul sedile posteriore. Tempo sosta complessiva imprevista 3X5=15 minuti.
La capacità di attenzione del papà, infine, viene notevolmente ridotta dalle sollecitazioni a partecipare alle pratiche attivate per la scelta partecipata del nome di "sfarfalletta". L'azione, ideata e condotta dalla mamma, è conosciuta come "TOTONOME". Allo scopo di non distrarci dalla ricerca della soluzione, non vi tratterrò sul merito della questione, rinviandola ad apposito futuro post. Tale variabile può incidere sul tempo di percorrenza di circa 30 minuti.
Per consentire il calcolo finale, si esplicita la velocità media solitamente tenuta dal papà: non oltre il limite imposto a 130 km/ora.
Conclusione:  Tempo di percorrenza 7 ore e 15 minuti.
Stremato, stavo pensando con preoccupazione all'ulteriore variabile da introdurre a gravidanza conclusa e cioè all'incidenza del nuovo futuro occupante della macchina, quando Marta annunciò entusiasta: "Papi, io vedo il mare"

martedì 24 luglio 2012

Il venditore di storie dall'Africa

Marta, basta guardare la TV, ti fa male. Spegni, altrimenti vai subito in punizione! Da quando si sono chiuse le scuole, la mattina ha un appuntamento fisso con i cartoni animati. Va bene, papi, questo è l'ultimo. Vuoi vederli con me? Va bene, l'ultimo, però! E, fingendo un'aria minacciosa, mi "accoccolo" accanto a lei. Guarda, papi, fa "Storie dall'Africa". Ed io: ti piacciono queste storie di animali, Marta? Come spesso accade, Marta lascia in sospeso la domanda e sovrappone alle nostre conversazioni i suoi pensieri. Ti ricordi, papi, il libro di quel signore con i bimbi lontani? Si è ricordata di quando, qualche settimana fa, abbiamo incontrato, accanto alla fontana del Nettuno, un venditore ambulante di libri che proponeva, in cambio di qualche spicciolo, le storie del suo lontano paese, dove protagonisti, spesso, sono gli animali e le loro avventure. Avevo fatto fatica a convincerla del perché sarebbe stata cosa buona, per una volta, prendere un libro da un signore per strada piuttosto che andare in biblioteca e, magari, dargli in cambio una ricompensa per il lavoro che stava svolgendo (sai, Marta, lavorare non significa solo "stare al computer" come il tuo papa). Invece, la "moral suasion" aveva funzionato. Papi me lo puoi leggere? Il libro acquistato per strada aveva assunto per Marta un significato ben preciso: consente a quel papà di far mangiare i suoi bambini, mandarli a scuola e, forse, comprargli qualche giocattolo. Quale storia vuoi che ti legga, Marta? Oggi, non c'è verso di farmi rispondere. Papà andiamo in Africa con la mia sorellina? 

lunedì 23 luglio 2012

Mi fai vedere la foto?

Ma Papi come si fa una foto nella pancia della mamma? Ma è come me? Anche io quando ero piccola ho fatto la foto? Cosa ha detto? Lo sa che sono la sua sorellina? Ma quando arriva? Non sempre semplificare le cose aiuta e, quando ho deciso di spiegarle che avevamo scoperto il sesso femminile del nascituro attraverso una "fotografia", avrei dovuto essere più cauto e, forse, affidarmi ancora una volta al "nostro" caro custode alato, dicendo più o meno: "l'angioletto, ieri sera, in un orecchio, ci ha detto che....". Il timore era che mostrarle un'immagine ecografica potesse svilire il ruolo che in questi casi dovrebbe giocare la fantasia. Avrei voluto lasciarle immaginare la sua sorellina, facendo dell'attesa un vero e proprio gioco. Sarebbe stato divertente, alla fine dei nove mesi, scoprire le differenze. Ormai, la frittata era fatta e avrei dovuto farle vedere l'ultima ecografia fatta. Ero rassegnato, quando, la mamma, M., tirò fuori l'asso dalla manica: Marta, prendi la tua macchina fotografica (sigh!, una polaroid che avevo custodito gelosamente da anni diventò di colpo la macchina giocattolo di Marta) e facciamo insieme la foto alla tua sorellina. La tensione era alle stelle e mentre la macchina - tornando a vivere antichi splendori - stava per "sputare" la sua sentenza, Marta disse che avrebbe incorniciato la foto e l'avrebbe messa accanto al suo lettino. Magari, le avrebbe fatto compagnia nelle lunghe (rare) notti in cui dorme da sola nella sua stanzetta, lontano dal lettone di mamma e papà. 

venerdì 13 luglio 2012

Non voglio sposare un principe

Nella maggior parte delle favole che leggo la sera a Marta, prima che si convinca a cedere al sonno, la bella di turno (di sangue blu o meno) finisce in un modo o nell'altro con l'incontrare e lo sposare un principe (azzurro o meno). Non so se quanto sto per raccontare riguarda l'attesa del  nuovo arrivato ma è certo che sarà determinante per i futuri rapporti fraterni, nel caso si dovesse trattare di un "femminuccio". Alla fine del'ennesima storia di fanciulla sfortunata salvata da un cavaliere arrivato in soccorso quasi per caso, Marta mi ha guardato con sguardo quasi minaccioso e mi ha detto: Papi, io non voglio sposare un principe!

venerdì 6 luglio 2012

Nome provvisorio ufficiale

Marta, quando eri ancora nella pancia della mamma e non sapevamo se saresti stato un maschietto o una femminuccia, ti chiamavamo "3grammi". Papi, perché mi chiamavate "3grammi"? Perché il dottore quando vide la tua prima fotografia ci disse che questo era il tuo peso. Papi, il mio fratellino o sorellina adesso come si chiama? "sfarfalletto", è come una farfalla che prova a volare per la prima volta...

venerdì 29 giugno 2012

A cosa giochiamo?

Papi, vuoi giocare con me? Va bene Marta, a cosa giochiamo? A "sorella e bimbo piccolo". E come si gioca? Marta prende tutti suoi bambolotti, li mette in fila sul lettino della cameretta e poi comincia a impartire ordini: piccoli, è ora di svegliarsi e di andare a scuola; a colazione, si deve bere il latte e mangiare un biscotto; mi raccomando, lavatevi i dentini; lasciate la cameretta in ordine; oggi, dobbiamo mettere la maglietta blu e i pantaloncini corti; e così via...Non mi ero mai reso conto di quante regole (giuste o sbagliate) le avessimo trasferito nei suoi primi anni di vita. Marta ma con un bimbo piccolo bisogna avere un po' di pazienza, come mamma e papà l'hanno avuta con te... Scusa papi, ma io sono la sorella più grande e comando io!

mercoledì 20 giugno 2012

Sorellina o fratellino?

Papi, ma l'angioletto cosa ci manda? un fratellino o una sorellina? Confesso che questo angioletto comincia ad infastidirmi. A lui Marta riconosce il merito di aver esaudito il suo desiderio ma chiede a me di dare una risposta alle tante domande che gli frullano per la testa! Ci sarebbe stato difficile spiegarle che avremmo dovuto attendere la "morfologica" per conoscerne il sesso e affidare alla scienza un'informazione che sarebbe stata determinante per il futuro delle sue relazioni sociali (se, cioè, avesse dovuto condividere la sua stanzetta con una femminuccia o con un maschietto). Allora ho preso tempo e le ho fatto una domanda: tu cosa preferiresti? Papi, un femminuccio!


venerdì 15 giugno 2012

La lieta novella

Ma come fare a dirglielo? Come reagirà? Come comunicarle il nuovo arrivo? Come spiegarle cosa stava succedendo? Quanti tormenti e ansie al solo pensiero che la notizia - pensavamo noi - potesse traumatizzare per sempre nostra figlia. Avremmo voluto trovare l'occasione giusta, il luogo più adatto e la storia più dolce e fantasiosa per rendere il momento di semplice comprensione e nello stesso tempo indimenticabile. Abbiamo consultato libri, riviste e blog specializzati ma tutti si limitavano a consigli generici e ad incoraggiarci ad essere il più naturali e spontanei possibili. Insomma, niente che potesse dirci esattamente quali parole usare. Ancora una volta, siamo stati lasciati da soli ad affrontare uno dei momenti più difficili della nostra vita. Un giorno eravamo, tutti insieme, seduti a sfogliare un libro (era la centesima volta che mi aveva chiesto di leggerle "La bella addormentata nel bosco") nel nostro salone di casa. Sai Marta - mi feci coraggio - l'angioletto ha ascoltato le tue preghiere e ci ha detto che ha scelto uno dei tanti bimbi che vivono sulle nuvole, in cielo, e ha deciso di mandarlo a farti compagnia. Arriverà tra qualche mese ma tu nel frattempo potrai parlargli e coccolarlo quanto e quando vorrai perchè è nella pancia di mamma. Era a questo punto che mi aspettavo il peggio: ma papi (si lo ammetto, mi chiama papi ed io mi sciolgo), cosa ci fa nella pancia di mamma? come è arrivato lì dalle nuvole?. Niente di tutto ciò! Marta è scesa dal divano e, senza dire nulla, si è avvicinata alla libreria e ha preso uno dei libri che - non so quanto casualmente - avevamo spinto in fondo a tutti gli altri (ma forse non così tanto...): "Il libro pop-up del corpo umano". E con una sconcertante naturalezza ha cominciato a spiegarci cosa sarebbe successo da quel momento in poi...

sabato 5 maggio 2012

I tre in attesa

M. e A., due giovani sposi (lui un pò meno) e la "prima arrivata", Marta (quasi 4 anni), sono i protagonisti più o meno consapevoli dell'evento che comprometterà l'unico equilibrio raggiunto nella loro vita familiare: potranno ancora dormire solo in tre nel lettone?

martedì 1 maggio 2012

Prego l'angioletto...

“Angioletto, ti prego: mandami un fratellino o sorellina presto se no mamma e papà diventano vecchi”. Non ci poteva essere un incipit migliore per la storia che vi voglio raccontare della preghiera di Marta. Questo è il blog dell’attesa del nostro secondo figlio/a, narrata attraverso gli occhi e le aspettative della “prima arrivata”