martedì 30 ottobre 2012

Aiuto, lo psicologo!

Tesoro ho bisogno di parlare con uno psicologo! L'affermazione non mi ha colto di sorpresa. Da giorni vedo circolare per casa riviste e libri dai titoli inquietanti, del tipo: "quando arriva un fratellino, cosa fare?", "sono nata figlia unica", "se scoppia la gelosia" ed altri che vi risparmio per evitarvi attacchi d'ansia.
Tutto ciò che M. avrà potuto leggere le avrà sicuramente prefigurato uno scenario da guerra fredda e suggerito di cominciare ad attrezzarsi in modo adeguato per il campo di battaglia prossimo venturo.
Ad onor del vero, come ho spesso ricordato, i segnali di allarme ci sono tutti. Non si può certo dire che Marta sia particolarmente ansiosa di accogliere la sorellina (papi ma non possiamo dirle di aspettare ancora un po' prima di uscire dalla pancia?) o che dimostri calore ed entusiasmo quando, ad esempio, si prospettano cambiamenti nella sua cameretta per adeguarla al nuovo ospite (papi ma non possiamo farla andare a stare a casa della vicina?).
Ma è il caso di allarmarsi così tanto da ricorrere ad uno "strizzacervelli"?
Per evitare di essere liquidato con la solita frase sulla scarsa sensibilità e propensione ad una genitorialità attenta e responsabile (si sa, tu sei un padre e non puoi capire...), però, ho subito cercato un atteggiamento consono alla gravità del momento. Ho pensato alla migliore risposta possibile che un marito possa dare alla propria moglie/mamma, al cospetto di un grido di allarme così drammatico. Come si conviene ad un papà saggio e rassicurante, mi sono atteggiato ad esperto di "sintomatologia delle complicanze da parentela indesiderata" e, arrampicandomi sugli specchi, ho improvvisato una "lectio magistralis" sulla prevedibilità di certi comportamenti e sulle più consolidate teorie circa l'approccio al tema da parte di genitori sereni ed equilibrati. Sentivo già l'applauso della comunità scientifica e l'apprezzamento di tutte le donne che cercano nel marito un sicuro e saldo punto di riferimento nell'accudimento anche psicologico dei figli, quando M. si avvicina con sguardo insofferente. Tesoro, ti stavo solamente chiedendo in prestito il telefono. Il mio e' scarico!

sabato 27 ottobre 2012

Vita da supereroe!

Solite moine al mattino e solito "burlesque" per farla svegliare e provare ad arrivare in tempo a scuola. Marta, adesso, arriva il tuo superpapà e voliamo insieme fino al bagno. Papi, ma tu non hai i guanti, il mantello e non sai nemmeno volare. Non sei un supereroe!
Sfido qualunque altro padre ad accusare con classe un colpo del genere, senza recriminare.
Prima ho provato a convincerla da solo dei miei super poteri. Poi, visto la poca credibilità che mi era stata concessa, ho provato a far testimoniare M. in mio favore. Dille di quando, come avrebbe fatto solo "Cosa" dei Fantastici Quattro, portavo in braccio su per le quattro rampe di scale lei, il passeggino e la spesa appena fatta al supermercato o di quando cambiavo i pannolini alla velocità della luce per contenere pipi e cacche, letali come lo è la kryptonite per Superman, o ancora di quando, stanco morto, mi aggrappavo, con la stessa presa di  Spiderman, alla culla per non cadere, mentre vegliavo di notte sul suo sonno.
Resomi conto che neanche l'intervento di M. aveva ottenuto risultati apprezzabili, forse anche per la scarsa convinzione del teste, decisi di mettere per un po' il muso e di sbollire da solo la rabbia e la frustrazione.
Da allora nessuno è mai più tornato sulla questione. Come si sa, la vita del supereroe è dura. Spesso capita di non essere capito e apprezzato da chi ti sta più vicino e agli altri non puoi mai rivelare la tua vera identità.

lunedì 22 ottobre 2012

La scatola dei giochi sospesi

Passano i mesi e Marta, sempre più spesso, ritorna indietro nel suo breve passato per verificare se le è ancora garantito quello spazio e quel tempo che presto le sarà insediato dalla sorellina. Nell'armadio, sul ripiano più alto, c’e una grossa scatola di plastica rigida dove M., per tenere in ordine la cameretta, ripone parte dei giocattoli. La regola è che si devono metter via quei giochi che non vengono usati da un po'. E' facile immaginarla, sola nella sua stanzetta, salire sul letto, tirare fuori la scatola dei "giochi sospesi" e frugare tra bambolotti, peluche, stoviglie, colori e puzzle. Tirar fuori quei suoi amici non ancora dimenticati l'aiuta ad esorcizzare la paura di essere lei stessa messa da parte, in fondo al cuore dei suoi genitori. E' in questi momenti che avverti la responsabilità di doverla rassicurare, farle comprendere che qualunque cosa accada o chiunque possa arrivare, lei non dovrà mai temere di essere amata di meno. Potrà succedere che le si potrà chiedere di rimanere "in sospeso" per potersi occupare della sorellina più piccola ma non sarà mai dimenticata come per lei non lo sarà mai la sua prima bambola, quella a cui ha affidato le sue paure quando cominciò a dormire da sola.

martedì 16 ottobre 2012

Vado a vivere da sola!


Ve lo giuro, è successo davvero! Lunga domenica di maltempo mal sopportato stando in casa. Dal risveglio al tramonto, Marta si è esercitata nelle più disparate varianti del capriccio. "Papi mi fai piangere perchè non mi fai vedere i cartoni animati" anche se avevamo già visto tutto il dvd di "Peppa Pig" in inglese e 3 cortometraggi della "Stella di Laura" su You Tube per un totale di 2 ore e 30 minuti di visione ininterrotta. "Allora dimmelo che non posso fare niente!" quando ho provato ad evitare che prendesse il mio nuovo iPhone e cominciasse a sabotarlo, avviando e riavviando tutte le app oppure procedendo con la cancellazione istantanea dei messaggi di posta elettronica e dei contatti della rubrica telefonica. "Sono molto arrabiata con te perchè non vuoi giocare con i bambolotti" dopo aver giocato per tutto il pomeriggio nell'ordine: a nascondino nel corridoio di casa, facendo finta di meravigliarmi ogni volta del suo nascondiglio anche se era sempre lo stesso; al gioco del memo, durante il quale cambiava continuamente le regole in corso per ottenere una vittoria schiacciante non importa se con una condotta di gara poco leale; a colorare il giornalino dell'"albero azzurro" senza poter scegliere autonomamente il colore da utilizzare. Insomma una giornata impegnativa dove a nulla sono valsi i tentativi di sottrasi al tormentone, facendo finta di dormire oppure ripiegando sulle mansioni casalinghe come stendere il bucato, passare l'aspirapolvere, fare il cambio di stagione nell'armadio. Per concludere, all'ora di cena, Marta inizia a lagnarsi del cibo e a non voler mangiare quanto era stato preparato, probabilmente perchè, consapevole della condizione di stress psicologico a cui aveva condotto i suoi genitori, temeva che le sarebbe stato somministrato qualche sonnifero o intruglio per accompagnarla repentinamente nelle braccia di Morfeo. Marta ora basta fare capricci! - sbotta M. - è tutto il giorno che ti lamenti e piangi. Ma come dobbiamo fare con te? Noooooo mamma, ti prego, non gridare, risponde piangendo. Io non ci riesco. L'unico modo per non fare i capricci e che DEVO VIVERE DA SOLA! Lascio a voi immaginare il prosieguo della discussione e della serata...

lunedì 8 ottobre 2012

La febbre del sabato sera

L'ingresso in società di Marta ci ha introdotti in un giro di eventi mondani sempre più vorticoso. L'agenda familiare è, oramai, scandita da appuntamenti pomeridiani al parco, scampagnate in collina "se il tempo è buono", altrimenti "pizzate" o riunioni a casa di qualche inconsapevole genitore per "far giocare insieme i bambini". Non c'è nulla, però, che sia lontanamente paragonabile alle feste di compleanno del sabato sera. Varia umanità: mamma della festeggiata con l'ansia da prestazione per la buona riuscita dell'evento, mamme desiderose di dimostrarsi collaborative (non si sa mai che quando tocchi a loro vengano lasciate sole) e mamme che fingono di parlare al telefono per allontanarsi e lasciare i loro adorati pargoli in custodia alle seconde, nel frattempo, improvvisatesi animatrici. E poi i papà che, a differenza delle mamme, possono essere classificati in una sola categoria: papà annoiati. L'unica loro occupazione (non si sa quanto spontanea) è immortalare i momenti topici della partecipazione dei propri figli alla festa: la foto esclusiva con la festeggiata, i primi piani ravvicinati mentre ingurgitano contemporaneamente patatine e dolciumi, lo sgomitarsi al tavolo della torta come calciatori nell'area di rigore durante l'esecuzione di un calcio d'angolo.
Tutti, mamme e papà, però, sono accomunati da un unico inevitabile destino: assistere attoniti e impotenti alla "febbre del sabato sera" che si impadronisce di bimbi e bimbe schiamazzanti e desiderosi di infrangere tutte le regole del vivere civile che (inutilmente) gli vengono impartite nel corso dei loro primi anni di vita.
E' in questi momenti che l'arrivo della seconda figlia e il suo accudimento nei primi mesi si configura come un'opportunità irripetibile per declinare ogni invito e ritornare, finalmente, al tanto bistrattato stile di vita tutto pannolini, cacche e pappe.

martedì 2 ottobre 2012

Amore di papà!

Da prima che nascesse avevamo deciso che Marta dovesse sentirsi confermare costantemente l'amore dei suoi genitori. Forse ho esagerato e il risultato e' che ogni volta ottengo una reazione sempre meno calda ed emozionata. Pazienza, sono un tipo ostinato, io! Anche quel giorno andò così e stavamo (stancamente) ripetendo il "mantra". Marta, sai che Papa ti vuole bene. (Uffa...non lo disse ma lo pensò) Papi, quanto? Tanto. Ti voglio bene tanto quanto è grande il mare. Fu a quel punto che intervenne una domanda che stravolse il copione. Papi, ma quanto il mare o quanto l'oceano? Maledizione! Ma siamo sicuri che sia proprio un bene stimolare la curiosità dei bambini ed educarli alla lettura? Da quanto, in biblioteca, avevamo letto l'atlante dei mari (edizione per i bimbi sotto i cinque anni) rispolverando insieme la classificazione delle acque in mari ed oceani, non ero più sicuro che l'uso dell'astrazione "mare" fosse il modo più corretto per esprimere la profondità del sentimento. A chi rivolgersi? Allo zio professore? O alla nonna che aveva fatto la maestra? È come fare a chiederlo all'uno senza offendere l'altro? Papi ma cosa dice internet? Fui di nuovo spiazzato dalla domanda e, questa volta, superato in modernità! Beh, si...dunque...ormai in preda ad un attacco di panico come un liceale chiamato alla cattedra per l'interrogazione, digitai in Google: "acque superficiali". Mi comparve l'elenco dei risultati ma, ormai, con lo sguardo assente e mortificato nel mio slancio d'affetto, non sarei stato in grado di recuperare e restituire l'informazione. Avrei rischiato un ulteriore umiliazione. Sembrava che non ci fosse via d'uscita, che Marta avesse vinto la sua battaglia contro la mia retorica paterna, quando, ebbi una idea, un vero colpo di teatro. Mi avvicinai a Marta e l'abbracciai. Pensai, così, di essermi meritato tutta la scena e l'applauso finale. Uffa (questa volta lo disse) papi, non mi stringere!