venerdì 29 novembre 2013

Sulla Torre di un Castello

Sai Marta, mamma e papà hanno abitato nella torre di un castello. Dai papi, ma davvero? E dove stava questo castello? Marta, ti ricordi quando abbiamo letto il libro* "La torta nel cielo"? Beh, in una borgata vicino a quella dove vivevano Paolo e Rita. Anche li vivevano "li marziani" ma, fortunatamente, erano gentili e simpatici. Sempre, tranne quando perdeva la "Roma", la loro squadra del cuore. Papi, ma con voi vivevano anche la regina e il re? Si Marta, in verità, in quella borgata, ci sono, ancora oggi, tante regine e tanti re. E non solo. Ci sono tanti principi, principesse e nobili cortigiani (o almeno credono di esserlo). Ognuno pensa di comandare su qualcosa o su qualcuno! E le persone, papi, cosa dicono? Nulla Marta. Glielo lasciano credere. Papi, ma voi cosa facevate? Tante cose Marta. Bastava andare in giro a passeggio e, ad ogni angolo, c'era qualcosa da visitare. Ma la cosa più interessante era osservare le persone parlare tra loro. Sguardi, gesti e conversazioni erano un vero e proprio spettacolo dal vivo. A proposito, spesso mamma ed io andavamo ad ammirare "er Colosseo", un antico teatro in cui i leoni cercavano di fare amicizia con gli uomini. Questi ultimi, che venivano chiamati "li Gladiatori", non capivano le reali intenzioni dei loro compagni di scena e pensavano che fosse necessario recitare con elmo, scudo e spada. E le persone, papi, cosa dicevano? Nulla Marta. Si limitavano a mostrare il pollice. "Recto" o "verso", a seconda se tifavano per gli uomini o gli animali. Insomma papi, vi piaceva vivere in quel castello. Si Marta, tanto. Eravamo proprio in un bel posto e con tanti sogni da realizzare, proprio come in una fiaba. E adesso, papi? Adesso non abitiamo più in un castello ma abbiamo realizzato il sogno più importante. Quale, papi? Nella nostra casa non ci sono regine e re. Ne tanto meno principi, principesse e nobili. Ma ci sei tu e la tua sorellina. E come nel finale di una fiaba, tutti vissero felici e contenti.


*P.S. "LA TORTA IN CIELO", Gianni Rodari
Una gigantesca torta ritenuta un’astronave marziana è stata, per alcune settimane, l’argomento di “tendenza” delle chiacchierate pre-nanna. La prima lettura “lunga” con e per Marta. Al grido de “Li marziani”, abbiamo parlato di noi e del mondo che ci circonda. Non ogni sera ma ogni sera che ne abbiamo avuto voglia, abbiamo esplorato, capitolo per capitolo, la “Torta in cielo” di Gianni Rodari: la saga avvincente di due bambini che, superando le reticenze degli adulti e guardando alle cose per quello che sono, svelano dietro l’apparente pericolo una gigantesca leccornia, tutta da gustare. Nonostante una lettura ed un ritmo non sempre all’altezza da parte del narratore (cioè io), Marta è quasi sempre riuscita ad arrivare in fondo al capitolo della sera e quando non c’è riuscita per il “troppo sonno”, il giorno dopo, ha preteso che le rileggessi i passaggi principali quasi a volerli memorizzare per non dimenticare nulla della vicenda di Paolo e Rita. Tanti spunti e tante occasioni per divagare: le borgate romane e il dialetto romanesco, i dialoghi surreali tra Dedalo e Diomede, il Professor Zeta e l’indifferenza per le conseguenze della sua attività scientifica. L’autore conclude dicendo che “ce ne sarà per tutti, un giorno o l’altro, quando si faranno le torte al posto delle bombe”. In attesa che ciò accada, Marta ed io abbiamo goduto a sufficienza del nostro pezzo di torta.

venerdì 22 novembre 2013

Promemoria

Allora andiamo con ordine. Ricordare di portare la copertura del carrozzino, in caso di pioggia. Non entrare prima delle 12. D'accordo con le dade, stiamo provando ad allungare i tempi di permanenza al nido. Recuperare il carrozzino dalla tettoia sotto la quale è parcheggiato e accostarlo alla porta d'uscita. Altrimenti, nel trasferimento interno-esterno, “la bambina” prende freddo e potrebbe ammalarsi. Indossare i calzari (quelli tipo ospedale) senza i quali non si è autorizzati ad entrare nella sezione dei piccoli. Chiedere alla dada di riferimento “come e' andata”, “se ha pianto" e “se ha mangiato tutto”, esattamente in quest'ordine. Prima dell’uscita, infilarle il cappotto, la sciarpa e il capello. Sostituire le calze antiscivolo (da lasciare al nido) con quelle da passeggio (da riportare a casa). Non dimenticare di prendere il ciuccio, dalla buchetta dove sono conservati gli oggetti personali de “la bambina”. Dopo diversi tentativi, di cui siete stati edotti in precedenti post, abbiamo cominciato una frequentazione quasi regolare del nido e Agnese sembra pian piano rassegnarsi all’idea. Se alla mamma è toccato seguirla nei momenti difficile dell’inserimento e starle accanto per rendere graduale il distacco, al papà spetta il compito di accompagnare l’accompagnatrice (in bus per sollevare la carrozzina “in salita e in discesa” e in auto in caso di pioggia) e andare a “ritirare” la cucciola a fine giornata scolastica. Un compito che mi viene affidato non senza qualche esitazione e patema. Opportunamente istruito, mi affido alla memoria e mi cimento in una delle tante prove a cui si deve il titolo onorifico di papà. Finalmente fuori. Ho ricordato tutto e nell’ordine giusto. Sono un papà davvero in gamba! Con questa convinzione, rientro verso casa e salgo baldanzoso le scale (più realisticamente con il carrozzino, prendo l’ascensore) e mi presento trionfante alla porta. M. mi guarda e, poi, dopo essersi accertata che “la bambina” è rientrata sana e salva e ben coperta, mi dice: “Bravo, non te li levare. Cammina con quelli. Ho appena lavato a terra”. Oh no! Ho dimenticato ai piedi i calzari della scuola…

mercoledì 13 novembre 2013

Le Celebrazioni del Quinquennio

Le appoggiò la mano sulla spalla e le disse: ti va di farlo insieme? Lei lo guardo e capì che non si sarebbe potuta sottrarre. Lui attraversava un periodo di grandi emozioni. Fino a quel momento, la sua vita sembrava seguire la trama di un film di fantasy. Usciva ed entrava da storie impossibili e senza apparente senso. Lei, ormai, scottata dalla recente disillusione per non essere più al centro dell’attenzione delle sue relazioni più intime, era alla ricerca di nuove certezze e di un punto di riferimento che l'appagasse. Un ineluttabile destino li legava. Seppur consapevoli del passo che stavano per compiere, i due non avevano valutato attentamente le conseguenze della loro decisione. E presto avrebbero dovuto dirlo anche a tutti i loro amici, senza più possibilità di ripensamenti. E’ cosi che Marta e il suo amichetto Mattia decisero di festeggiare insieme il loro compleanno che, per entrambi, cade nel mese di ottobre. Per le loro famiglie non fu semplice accettare la decisione. Non potendo disattendere le attese di un festeggiamento privato con nonni e parenti, oltre all’anniversario della data fissata dal parto fu necessario programmare un’ulteriore ricorrenza dedicata all’anniversario comune. Si dette, così, avvio ad un vero e proprio periodo di celebrazioni dedicate al “Quinquennio”. Come prima cosa, fu istituito un Comitato per i festeggiamenti, costituito dalle due mamme e i due papà, con la consulenza esterna delle zie. Nell’elenco delle iniziative, chiaramente, assunse un ruolo centrale l’evento di chiusura, la festa con tutti gli amichetti di scuola. Da quel momento in poi, cominciò una corsa contro il tempo: la selezione del luogo più idoneo ad ospitare l’evento in programma, gli inviti agli amici e l’attività di “recall” per accertarsi che non facessero mancare la loro vicinanza, la più opportuna modalità di animazione del pomeriggio e, infine, la scelta e la preparazione del menù da offrire agli ospiti. Dopo un breve (e frustrante) brainstorming interno al Comitato, si decise di assegnare a ciascuno componente un compito preciso. La recensione dei siti web specializzati nella ricerca di location e idee per l'organizzazione e l’animazione di feste per bambini fu fatta propria dalle mamme. Così come l’attività di comunicazione e relazioni esterne fu affidata per affinità e vocazione alle mogli. Dopo aver scartato l’ipotesi di tirare a sorte l’esito, il Comitato assegno ai papà le mansioni logistiche: facchinaggio, provvista viveri e servizio trasporto. A nulla valsero le rimostranze fatte dalla componente maschile del Comitato circa l’iniqua distribuzione delle incombenze. Nello statuto di insediamento dello stesso (in maniera del tutto controtendenza rispetto a quanto accade nelle principali Istituzioni del nostro Paese), era stato previsto il parere vincolante della quota rosa. A parte ciò, tutto andò per il verso giusto fino alla fine. Gli amici arrivarono e, con loro, i regali. Sala e rinfresco si rivelarono all'altezza delle aspettative. Musica e animazione non furono da meno e resero onore alla rilevanza di un tale evento. Il Comitato, sopravvissuto alle fatiche organizzative, era più coeso che mai è i suoi componenti galvanizzati dall'adrenalina dei giorni trascorsi nel vortice dei preparativi. Ma come in ogni finale che si rispetti, ecco il colpo di scena. Marta e Mattia ripresero il centro della scena e, al momento della torta, litigarono per chi aveva il diritto di soffiare per primo sulle candeline. Quando la musica fini e gli amici se ne andarono, fu rottura del sodalizio. Lui aveva già un'altra storia da inseguire e con lui la sua mamma. Lei, confusa, provo' a dimenticare l'ennesimo abbandono tra le braccia materne. Ai papà tocco, nonostante tutto, la pulizia della sala e gli ultimi servizi di facchinaggio. Finalmente a casa, concluse le celebrazioni del quinquennio, si insinuava, però, un inquietante pensiero: l'avvicinarsi del primo compleanno di Agnese. Un incubo!