venerdì 26 luglio 2013

Al varco di uscita...

Al varco, la guardia destinata al controllo delle uscite, intimò alla fila di avanzare. “Avanti il prossimo”, disse rivolgendosi con tono perentorio alla bambina che aveva atteso il suo turno giocando a riflettere la sua immagine in uno specchio. Era da tempo immemore che le era stata promessa la “nascita” ed ora, finalmente, aveva un aspetto tutto nuovo con cui prendere confidenza.
“Sei pronta?”, aggiunse. Non le dette il tempo di rispondere e la incalzò: “Hai preso tutto?”. Agnese cercò di ripassare a mente gli ultimi minuti prima della chiamata che – come è noto a tutti gli angioletti – avviene senza preavviso e li costringe a partire in tutta fretta per la loro nuova destinazione.
Aveva sicuramente svuotato l’armadietto che sovrastava la sua nuvoletta ma non ricordava se avesse preso il cappuccio per le ali che le era stato assegnato per il trasferimento sulla terra, obbligatorio per nascondere agli adulti la vera natura di ogni bambino. Frugò velocemente nello zainetto che le era stato donato dagli altri angeli come segno della loro eterna amicizia e di auguri per la nuova avventura e si rassicurò. Come avrebbe potuto non prenderlo. Indossarlo non appena giunti a destinazione, era la prima regola del “manuale delle istruzioni per una buona nascita”. “Per tutti i cieli!” esclamò a voce bassa per non allarmare la guardia. “Il manuale! Come ho fatto a dimenticarlo? E’ da tanto che lo consulto per prepararmi a questo momento. E ora?”. Non avrebbe voluto dare soddisfazione al suo inquisitore ma non poté nascondergli la dimenticanza.
A nulla valsero la richiesta di comprensione prima e la vivace rimostranza poi. Quel cerbero di un angelo messo lì come ultimo ostacolo tra l’attesa angelica e la vita terrena non volle sentire ragione. “Non sei autorizzata a tornare indietro a recuperare il tomo. Prenderai il tuo posto tra gli esseri umani ma come contrappasso per la negligenza dovrai contare solo sulla tua memoria. Mi auguro che, in tutto questo tempo, abbia studiato con profitto e conosca a menadito le 55 regole del nostro manuale”.
Agnese tirò un sospiro di sollievo per non aver perso l’occasione di partire e, sicura della sua memoria, si apprestò a superare la sbarra oltre la quale sarebbe scivolata in un profondo burrone.
“Regola due…”, cominciò la guardia. “Ogni angelo che scende sulla terra porta in dote un rinnovato futuro per l’umanità”, completò la bimba a cui, però, non risultava chiaro cosa esattamente dovesse fare per adempiere a tale prescrizione. Una cosa è la teoria e un’altra è, poi, la pratica. “Me ne occuperò non appena avrò conosciuto la mia nuova famiglia”, pensò tra se.
E gli venne in mente la regola numero 3 che recitava: “Tutti i bambini appena nati devono presentarsi al proprio papà per avviare una relazione stabile e duratura”. “Un papà?. Ma cosa è un papà?” si chiese. Nel manuale, quel termine era più volte citato ma non c’era una descrizione di cosa fosse e a cosa servisse. Da alcune indiscrezioni riportate da bambini già nati, neanche i primi mesi di vita l'avrebbero aiutata a farsene un’idea più chiara. I papà non avevano un ruolo nella loro alimentazione e accorrendo, di notte, a consolare il pianto dei neonati finivano, maldestramente, per irritarli di più. Nel suo cuore, Agnese, però, sentiva che il suo papà sarebbe stato diverso e che avrebbero presto imparato a conoscersi e ad affidarsi l’uno all’altro.
Pensando alla famiglia che l’avrebbe accolta, inoltre, Agnese non poteva trattenersi dall’emozione per l’incontro con la sorellina, quella bimba che, ormai da più di quattro anni, la reclamava ed inviava in cielo le sue preghiere. “Nel caso di fratelli o sorelle maggiori, è obbligatorio riconoscerne l’autorità ma è facoltà del nascituro rivendicare regole d’ingaggio precise in caso di disputa”. Agnese ripassò a mente la regola numero 4 ma senza capirne il significato. “Ma che importa?”, si disse. Cominciava a pensare che di quel manuale avrebbe potuto farne tranquillamente a meno.
Era arrivato il momento. Mise nello zaino le ultime cose: un soffio di vento per avere sempre la spinta ad andare avanti nei momenti difficili, l’azzurro intenso del cielo con cui colorare d’ottimismo la sua vita futura e un raggio di sole per scaldare il cuore di quanti avrebbe incontrato nel suo cammino.
Come era avvenuto per molti altri angioletti che l’avevano preceduta, una volta lanciatasi nel vuoto senza più l’uso delle ali, scoprì l’ebbrezza della caduta libera e cominciò a rotolarsi saltando da una parete all’altra del burrone, fino a quando arrivò giù e si ritrovò tra le braccia della donna che l’aveva partorita. Nel rispetto del successivo punto del manuale, avrebbe dovuto sorridere a tutti quelli che avrebbe trovato al suo arrivo sulla terra ma lo sguardo della mamma fu così dolce che si perse in esso, al punto da dimenticare tutte le altre 50 regole.


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