martedì 17 settembre 2013

Famiglia certificata!

“Si siamo noi. E’ giunto il giorno del nostro appuntamento…”. Solo qualche secondo prima, aveva squillato il telefono giocattolo (quello con i grossi pulsanti che, al tocco, emettevano versi di animali e vari stacchetti musicali) ed, ora, Agnese si trovava a risentire la voce dell’Organizzazione. Aveva dimenticato che, dopo qualche mese dalla nascita, avrebbe dovuto fare rapporto sulla famiglia a cui era stata destinata. Loro dovevano fare il tagliando finale. Solo così la “pratica della nascita” sarebbe stata completata. “Non abbiamo molto tempo. Procediamo velocemente alla tua audizione”. Non è che fossero stati mai simpatici, quelli dell’Organizzazione ma almeno avrebbero potuto essere più cortesi. Chiederle come stava. Come aveva trascorso i suoi primi nove mesi. Se sentiva nostalgia della nuvoletta di origine. Cose così, anche solo per fare un po’ di conversazione. Agnese, però, li conosceva bene e non ci rimase male. “Numero componenti della famiglia?”. “Tre: mamma, papà e sorellina”. “Di Marta, conosciamo tutto. Lei è sotto costante osservazione. Riferisci solo sul suo comportamento nei tuoi confronti. Se ritieni che stia svolgendo efficacemente il ruolo di tutor che le è stato affidato”. Agnese avrebbe voluto dire la verità ma ormai si era già affezionata a quella bambina che le era stata presentata all’arrivo e non voleva metterla nei guai. “E’ la migliore sorella maggiore che mi poteva capitare”. “Agnese! Tuonò l’Organizzazione. Conosci le regole. Niente bugie. Ti ordino di fare un rapporto veritiero, senza omissioni”. “E va bene. E’ molto gentile e simpatica con me ma quando fa i capricci dimentica il suo ruolo. A volte devo ricordarle chi tra noi è la più piccola e chi deve dare l’esempio. Ma non mi sembra così grave, vero?”. L’Organizzazione passò oltre. “Adesso riferisci su tua madre”. Agnese fece un sospiro. Si senti sollevata. La mamma le avrebbe fatto fare sicuramente una bella figura. Espose: “Tra i tre, nonostante la gravidanza prima ed il peso della maternità dopo, la mamma è quella sicuramente più equilibrata”. Un giudizio tecnico che non ti aspetti da una bambina di nove mesi ma rivelava alla commissione che aveva di fronte la sua precoce maturità. Ci fu qualche secondo di silenzio. Una pausa per niente beneaugurate. Temeva quel momento e si aspettava prima o poi l’ultima domanda. “Mi sembra che non resti che relazionare sull’ultimo componente della famiglia. Avanti, procedi”. Agnese era molto preoccupata delle bizzarre ed estemporanee trovate del suo papà. L’ultima delle quali consisteva nella decisione di assumere (senza che nessuno glielo avesse proposto) il ruolo di osservatore delle dinamiche familiari. Un auto-candidatura che non era piaciuta a nessuno. Insomma, per intenderci, con la storia del blog stava mettendo a dura prova la pazienza familiare. Si fece coraggio e disse agli interlocutori in attesa: “Facciamo così, consentitemi di evitare giudizi di merito sul suo ruolo familiare e lasciatemi esprimere solo la soddisfazione per l’amore con cui ha saputo accogliermi. Tanto può bastare, vero?”. Il silenzio dell’Organizzazione la autorizzò a pensare che quella condotta di difesa era passata positivamente al vaglio dei giudici. Nessuno tornò sull’argomento. “Infine, Agnese devi valutare attentamente se ritieni che questo attuale possa essere il contesto familiare nel quale crescere e diventare adulta”. Come al solito, l’Organizzazione faceva la voce grossa ma poi lasciava libertà di scelta e rimandava alla responsabilità personale scelte determinanti per il proprio futuro. “Va bene così”, disse Agnese. Aggiunse: “Devo confessare che all’inizio ho avuto qualche dubbio. Poi la vita in famiglia, mese dopo mese, mi ha permesso di conoscerli bene e ho imparato ad apprezzarli e ad amarli. So che il futuro potrà riservare sorprese ma sento di potermi fidare di loro e di poterli scegliere come compagni e guide della mia vita”. Non si sa in quanti fossero i giudici ma si avverti indistintamente che si consultarono per qualche minuto e poi emisero la sentenza. “In nome dell’Organizzazione, dichiariamo solennemente che la famiglia a cui sei stata affidata alla nascita può essere considerata definitiva, Da oggi in poi perderai le ali che avevi conservato al varco di uscita e sarai a tutti gli effetti considerata una bambina”. Tutto era compiuto. Restava l’ultima formula del dispositivo di certificazione: “Ora potrai dimenticarti di noi ma noi non ci dimenticheremo mai di te”.

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